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Aduc Preturo – Normative e documenti – L. 168 del 20/11/2017 “Norme in materia di domini collettivi”

La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
 
Promulga
 
la seguente legge:
 
Art. 1
Riconoscimento dei domini collettivi


1. In attuazione degli articoli 2, 9, 42, secondo comma, e 43 della Costituzione, la Repubblica riconosce i domini collettivi, comunque denominati, come ordinamento giuridico primario delle comunita’ originarie:

a) soggetto alla Costituzione;

b) dotato di capacita’ di autonormazione, sia per l’amministrazione soggettiva e oggettiva, sia per l’amministrazione vincolata e discrezionale;

c) dotato di capacita’ di gestione del patrimonio naturale, economico e culturale, che fa capo alla base territoriale della proprieta’ collettiva, considerato come comproprieta’ inter-generazionale;

d) caratterizzato dall’esistenza di una collettivita’ i cui membri hanno in proprieta’ terreni ed insieme esercitano piu’ o meno estesi diritti di godimento, individualmente o collettivamente, su terreni che il comune amministra o la comunita’ da esso distinta ha in proprieta’ pubblica o collettiva.

2. Gli enti esponenziali delle collettivita’ titolari dei diritti di uso civico e della proprieta’ collettiva hanno personalita’ giuridica di diritto privato ed autonomia statutaria.

Art. 2
Competenza dello Stato


1. La Repubblica tutela e valorizza i beni di collettivo godimento, in quanto:

a) elementi fondamentali per la vita e lo sviluppo delle collettivita’ locali;

b) strumenti primari per assicurare la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale nazionale;

c) componenti stabili del sistema ambientale;

d) basi territoriali di istituzioni storiche di salvaguardia del patrimonio culturale e naturale;

e) strutture eco-paesistiche del paesaggio agro-silvo-pastorale nazionale;

f) fonte di risorse rinnovabili da valorizzare ed utilizzare a beneficio delle collettivita’ locali degli aventi diritto.

2. La Repubblica riconosce e tutela i diritti dei cittadini di uso e di gestione dei beni di collettivo godimento preesistenti allo Stato italiano. Le comunioni familiari vigenti nei territori montani continuano a godere e ad amministrare loro beni in conformita’ dei rispettivi statuti e consuetudini, riconosciuti dal diritto anteriore.

3. Il diritto sulle terre di collettivo godimento si caratterizza quando si verificano le seguenti situazioni:

a) avere normalmente, e non eccezionalmente, ad oggetto utilita’ del fondo consistenti in uno sfruttamento di esso;

b) essere riservato ai componenti della comunita’, salvo diversa decisione dell’ente collettivo.

4. I beni di proprieta’ collettiva e i beni gravati da diritti di uso civico sono amministrati dagli enti esponenziali delle collettivita’ titolari. In mancanza di tali enti i predetti beni sono gestiti dai comuni con amministrazione separata. Resta nella facolta’ delle popolazioni interessate costituire i comitati per l’amministrazione separata dei beni di uso civico frazionali, ai sensi della legge 17 aprile 1957, n. 278.

5. I principi della presente legge si applicano alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano in conformita’ ai rispettivi statuti e alle relative norme di attuazione.

Art. 3
Beni collettivi


1. Sono beni collettivi:

a) le terre di originaria proprieta’ collettiva della generalita’ degli abitanti del territorio di un comune o di una frazione, imputate o possedute da comuni, frazioni od associazioni agrarie comunque denominate;

b) le terre, con le costruzioni di pertinenza, assegnate in proprieta’ collettiva agli abitanti di un comune o di una frazione, a seguito della liquidazione dei diritti di uso civico e di qualsiasi altro diritto di promiscuo godimento esercitato su terre di soggetti pubblici e privati;

c) le terre derivanti: da scioglimento delle promiscuita’ di cui all’articolo 8 della legge 16 giugno 1927, n. 1766; da conciliazioni nelle materie regolate dalla predetta legge n. 1766 del 1927; dallo scioglimento di associazioni agrarie; dall’acquisto di terre ai sensi dell’articolo 22 della medesima legge n. 1766 del 1927 e dell’articolo 9 della legge 3 dicembre 1971, n. 1102; da operazioni e provvedimenti di liquidazione o da estinzione di usi civici; da permuta o da donazione;

d) le terre di proprieta’ di soggetti pubblici o privati, sulle quali i residenti del comune o della frazione esercitano usi civici non ancora liquidati;

e) le terre collettive comunque denominate, appartenenti a famiglie discendenti dagli antichi originari del luogo, nonche’ le terre collettive disciplinate dagli articoli 34 della legge 25 luglio 1952, n. 991, 10 e 11 della legge 3 dicembre 1971, n. 1102, e 3 della legge 31 gennaio 1994, n. 97;

f) i corpi idrici sui quali i residenti del comune o della frazione esercitano usi civici.

2. I beni di cui al comma 1, lettere a), b), c), e) e f), costituiscono il patrimonio antico dell’ente collettivo, detto anche patrimonio civico o demanio civico.

3. Il regime giuridico dei beni di cui al comma 1 resta quello dell’inalienabilita’, dell’indivisibilita’, dell’inusucapibilita’ e della perpetua destinazione agro-silvo-pastorale.

4. Limitatamente alle proprieta’ collettive di cui all’articolo 3 della legge 31 gennaio 1994, n. 97, e’ fatto salvo quanto previsto dall’articolo 11, terzo comma, della legge 3 dicembre 1971, n. 1102.

5. L’utilizzazione del demanio civico avviene in conformita’ alla sua destinazione e secondo le regole d’uso stabilite dal dominio collettivo.

6. Con l’imposizione del vincolo paesaggistico sulle zone gravate da usi civici di cui all’articolo 142, comma 1, lettera h), del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, l’ordinamento giuridico garantisce l’interesse della collettivita’ generale alla conservazione degli usi civici per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio. Tale vincolo e’ mantenuto sulle terre anche in caso di liquidazione degli usi civici.

7. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le regioni esercitano le competenze ad esse attribuite dall’articolo 3, comma 1, lettera b), numeri 1), 2), 3) e 4), della legge 31 gennaio 1994, n. 97. Decorso tale termine, ai relativi adempimenti provvedono con atti propri gli enti esponenziali delle collettivita’ titolari, ciascuno per il proprio territorio di competenza. I provvedimenti degli enti esponenziali adottati ai sensi del presente comma sono resi esecutivi con deliberazione delle Giunte regionali. Il comma 2 dell’articolo 3 della legge 31 gennaio 1994, n. 97, e’ abrogato.

8. Negli eventuali procedimenti di assegnazione di terre definite quali beni collettivi ai sensi del presente articolo, gli enti esponenziali delle collettivita’ titolari conferiscono priorita’ ai giovani agricoltori, come definiti dalle disposizioni dell’Unione europea vigenti in materia.

La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara’ inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

Data a Roma, addi’ 20 novembre 2017

MATTARELLA

Gentiloni Silveri, Presidente del Consiglio dei ministri